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Certificato COVID: verso una nuova frattura politica?

Line Rennwald, Anke Tresch, Lukas Lauener
10th February 2022

Dall’autunno 2021, analogamente a quanto deciso in numerosi altri Paesi, anche in Svizzera è in uso un certificato COVID che permette l’accesso a luoghi ed eventi pubblici alle persone vaccinate, guarite o testate negative. Accettato dalla grande maggioranza della popolazione, questo documento è però fermamente contestato da alcuni gruppi. L’analisi qui presente mira a mettere in evidenza gli orientamenti politici delle persone che si oppongono al certificato COVID.

In Svizzera, come in numerosi Paesi europei, il certificato COVID (chiamato pass sanitario/vaccinale in Francia e (super) Green Pass in Italia) rappresenta l’elemento centrale del dispositivo messo in atto dalle autorità per arginare la pandemia. È entrato a far parte della quotidianità di migliaia di Svizzeri e di Svizzere dall’autunno 2021, prima nella sua versione «3G» (attestato di vaccinazione, di guarigione o di test negativo) e poi, più recentemente, nella versione «2G» o «2G+». Ma una parte della popolazione vi si oppone accanitamente.

Quali sono le preferenze politiche che meglio esprimono l'atteggiamento nei confronti del certificato?

Questo articolo analizza in che modo l’orientamento politico e partitico incida sull’essere favorevoli o contrari al certificato COVID. Così è possibile identificare in che misura un nuovo oggetto politico come il certificato COVID si inserisca nei conflitti politici già in atto o se, invece, abbia il potenziale per crearne dei nuovi.

L’UDC è stata l’unico grande partito schierato contro la legge COVID in occasione delle votazioni di novembre 2021 il certificato COVID era al centro di accese discussioni. Ma a un’analisi più approfondita emerge che non è l’UDC a dirigere le proteste sulle piazze contro le misure sanitarie, bensì numerosi gruppi dal profilo ideologico molto eterogeneo.

Le persone contrarie al certificato COVID sono generalmente contro l’ingerenza dello Stato?

Il certificato COVID è spesso rappresentato, dagli oppositori e dalle oppositrici, come un’ingerenza inaccettabile dello Stato, che limita la libertà individuale e viola la vita privata. Ma le persone che si oppongono al certificato COVID sono anche quelle che, in maniera generale, sono contrarie all’ingerenza dello Stato, e in particolare dello Stato nell’economia?

L’analisi del panel Selects mostra che la contestazione contro il certificato COVID varia relativamente poco secondo le preferenze relative all’ingerenza dello Stato nell’economia (grafico 1). Tra le persone piuttosto favorevoli a un maggiore intervento dello Stato nell’economia (il 23% del campione) si trova un 22 per cento contrario al certificato («Piuttosto contrario/a» e «Molto contrario/a»). La percentuale sale solo lievemente (28 %) tra le persone che hanno una posizione intermedia («Né favorevole né contrario/) e tra quelle che vorrebbero una maggiore concorrenza sul mercato (25 %). Tuttavia, è interessante osservare che la percentuale di contrari e contrarie al certificato COVID sale quasi al 35 per cento nel gruppo di persone molto favorevole a una maggiore concorrenza (6% del campione). Queste persone, molto liberali per quanto concerne l’ambito economico, sembrano quindi tendenzialmente più inclini a sostenere una grande libertà nel campo delle misure sanitarie.

Grafico 1: Posizione in merito al certificato COVID secondo le preferenze in materia di regolamentazione dell’economia (in %)
Fonte: Inchiesta panel Selects, 5a tornata. N ponderato=2310.

Dati e metodi
L’inchiesta panel 2021 di Selects[i] ci permette di analizzare a livello individuale le opinioni sul certificato COVID. Svolto tra il 27 settembre e il 1° novembre 2021 tra un campione di cittadine e cittadini svizzeri (complessivamente 2323 persone), l’inchiesta comprendeva un numero di domande sulla gestione della crisi di coronavirus. Tra le altre cose, le persone dovevano esprimere la propria opinione sull’obbligo del certificato COVID negli spazi interni aperti al pubblico (p. es. ristoranti, cinema ecc.) scegliendo tra cinque tipi di risposta, ovvero: «Molto favorevole», «Piuttosto favorevole» «Né favorevole né contrario/a» «Piuttosto contrario/a» e «Molto contrario/a». Occorre precisare in questa sede che si trattava della versione iniziale del certificato, nella sua versione «3G». Dall’inchiesta è emerso che una grande maggioranza si è espressa a favore del certificato COVID: il 68 per cento sosteneva il certificato (composto da un 49% di «Molto favorevole» e un 19% di «Piuttosto favorevole»), il 26% lo bocciava (16% di «Molto contrario/a» e 10% di «Piuttosto contrario/a»), mentre un 6 per cento difendeva una posizione intermedia («Né favorevole né contrario/a»). L’inchiesta ci ha permesso di registrare, in un certo senso, le opinioni sul certificato COVID prima della campagna per le votazioni, e in maniera indipendente dalle altre disposizioni contenute nella legge COVID. Il 28 novembre 2021, la legge COVID è stata accettata dal 62 per cento di votanti.

Relazione tra l’atteggiamento nei confronti dell’UE e certificato COVID

La questione dell’integrazione europea occupa un posto importante nella politica svizzera. Nell’inchiesta panel Selects si domandava anche alle persone interpellate se erano favorevoli a una maggiore collaborazione tra la Svizzera e l’UE o a una maggiore indipendenza della Svizzera dall’UE. Dai risultati dell’inchiesta si rileva che la relazione tra le opinioni sul certificato COVID e l’integrazione europea è più marcata (coefficiente di correlazione di Spearman di 0,32) rispetto alla relazione precedente tra le opinioni sul certificato COVID e gli interventi dello Stato nell’economia (coefficiente 0,03). Come emerge dal grafico 2, più una persona si dichiara antieuropea, più è contraria al certificato COVID. La quota di opposizione al certificato passa dal 9 per cento tra le persone che desiderano incrementare la collaborazione con l’UE al 51 per cento tra le persone che auspicano una maggiore indipendenza dall’UE.

Grafico 2: Posizione in merito al certificato COVID secondo le preferenze in materia di integrazione europea (in %)
Fonte: sondaggio panel Selects, 5a tornata. N ponderato=2312.

Questa connessione tra le opinioni in materia europea e il certificato COVID dev’essere messa in relazione con l’opposizione dell’UDC al certificato (si spiega quindi la sovrarappresentazione di simpatizzanti dell’UDC tra le persone che desiderano maggiore indipendenza dall’UE).

L’opposizione più marcata proviene dai ranghi dell’UDC

Se si analizza ora l’influenza dell’intenzione di voto (ipotizzando che si voti domenica prossima) sul sostegno o l’opposizione al certificato COVID, emerge che la percentuale maggiore di oppositori e oppositrici al certificato COVID a livello di grande partito svizzero è effettivamente rappresentata dai sostenitori e dalle sostenitrici dell’UDC (46%). All’inizio della campagna per la votazione, l’elettorato UDC si è mostrato diviso, poiché tra le sue fila si conta anche un 46 per cento di persone favorevoli al certificato COVID e un 8 per cento con un’opinione neutrale. Una quota ancora maggiore di persone contrarie al certificato COVID (50%) si ritrova nella categoria residua di chi è indeciso su che partito votare se si votasse domenica prossima, o di chi ha fornito un’altra risposta (9% del campione). Anche tra chi voterebbe altri partiti di destra (in particolare la Lega, il MCG e l’UDF) si osserva una quota consistente di oppositori al certificato COVID (72%). Questa categoria però è molto modesta (1% del campione) e quindi bisogna prendere con le pinze questa interpretazione.

Il sostegno politico maggiore a favore del certificato viene dal centro

Come rilevato dalla nostra inchiesta alcune settimane prima della votazione sulla legge COVID, l’elettorato più favorevole al certificato COVID è quello dei Verdi liberali e dell’Alleanza del Centro, con l’84 per cento di consensi. Seguono il PLR (80%), il PS (75%) e i Verdi (71%). Tra i grandi partiti (ad esclusione dell’UDC), i Verdi sono quelli con la quota più elevata di persone contrarie al certificato COVID (24%). Vi sono quote non indifferenti di oppositori e oppositrici al certificato COVID anche in altri partiti di centro (30%) e di sinistra (22%), ma questi dati devono essere trattati con una certa prudenza visto il numero esiguo di casi in queste categorie. I e le simpatizzanti della sinistra radicale (Partito del lavoro, solidaritéS e altre liste alternative) si distinguono soprattutto per la grande percentuale di persone che occupano la posizione intermedia «Né l’uno né l’altro» (24%).

Grafico 3: Posizione sul certificato COVID secondo l’intenzione di voto (nel %)

Le proteste per il certificato COVID riflettono linee di conflitto già note

Dall’analisi degli atteggiamenti nei confronti del certificato COVID emergono le linee di conflitto politico che si presentano ormai da decenni nei dibattiti sull’immigrazione e sulla politica estera, nei quali spicca il netto divario tra le posizioni dell’UDC e quelle degli altri partiti.

La correlazione tra opinioni sul certificato COVID e opinioni sull’integrazione europea e la quota significativa di sostenitori e sostenitrici dell’UDC contraria al certificato COVID sembra andare in questa direzione. Dall’analisi VOX della votazione del 28 novembre 2021 emergono una netta opposizione dell’UCD alla legge COVID (70%) e un’opposizione non indifferente tra la parti conservatrici (31% di «No» nell’elettorato di centro). Tuttavia, numerosi elementi della nostra analisi indicano anche che vi è una certa eterogeneità nell’opposizione al certificato COVID. Infatti, tra i ranghi di chi si oppone al certificato COVID si ritrovano tante persone che non simpatizzano per un partito in particolare, una manciata di voci molto liberali in materia economica e una minoranza con tendenze ecologiste. Sarà interessante vedere se questo «raggruppamento» farà la voce grossa su eventuali nuove misure sanitarie nei mesi a venire e quali saranno le posizioni adottate dall’UCD.

Lo studio elettorale svizzero Selects
Dal 1995 Selects analizza la partecipazione politica e il comportamento elettorale delle cittadine e dei cittadini svizzeri in occasione delle elezioni federali. Nel quadro di Selects 2019 è stata svolta un’inchiesta panel nella quale le stesse persone sono state interpellate a tre riprese, prima e dopo le elezioni. Per la prima volta nella storia di Selects, questa inchiesta sarà portata avanti fino alle prossime elezioni federali con inchieste successive annuali, e ciò permetterà di analizzare l’evoluzione delle preferenze individuali tra le due elezioni. La quarta tornata del panel si è svolta nell’autunno del 2020. Le analisi qui presentate si basano sulla quinta tornata dell’inchiesta, svoltasi dal 27 settembre al 1° novembre 2021.

Lo studio Selects è finanziato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS) ed è svolto da FORS a Losanna. Tutto l’insieme di dati è documentato e consultabile liberamente a fini scientifici sulle pagine di FORS.


[i]Selects (2022) Panel Survey (waves 1-5) 2019-2021 [Dataset]. Distributed by FORS, Lausanne, www.selects.ch.