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Progetto RFFA: il contenuto la spunta sulla forma

Thomas Milic, Alessandro Feller, Daniel Kübler
4th July 2019

In occasione della votazione sulla legge federale concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell’AVS (RFFA), i riflettori erano puntati sul risanamento dell’AVS. Di questa attenzione ha approfittato la riforma dell’imposizione delle imprese, un oggetto ben più controverso tra l’elettorato rispetto al finanziamento supplementare dell’AVS. Molti votanti hanno considerato problematico l’«abbinamento» di questi due oggettiin un solo pacchettoma, al contempo, hanno ritenutoche la votazione rappresentasse lapossibilità di risolvere in un colpo solo due problemi impellenti.

Pacchetto RFFA: il finanziamento supplementare dell’AVS ha aiutato la riforma dell’imposizione delle imprese a raggiungere una confortevole maggioranza

Collegare la riforma dell’imposizione delle imprese al finanziamento supplementare dell’AVS è stata una strategia vincente. Da una parte, il successo delfinanziamento supplementare era pressoché scontato, dall’altra circa il 13 per cento di tutti i votanti ha deciso di accogliere il pacchettoRFFA sebbene avesse delle riserve sulla parte relativa alla riforma dell’imposizione delle imprese. Quest’ultima ha quindi approfittato della popolarità del finanziamento. A ciò si aggiunge che il progetto ha creato non poche difficoltà di comprensione, ragione per cui un numero insolitamente grande di votanti si è affidato ai consigli per il voto: infatti, quasi un quinto di chi ha votato «Sì» (19%) ha seguito i suggerimenti o le istruzioni di terzi che, al contrario di quanto è successo con le votazioni sulla previdenza per la vecchiaia 2020 e la riforma dell’imposizione delle imprese III, consigliavanoin linea generale di accettare il progetto.

Gran parte dell’elettorato concordava con l’argomento principale degli oppositori, ovvero il fatto che il progetto fosse non democratico a causa dell’accoppiamento di due temi senza alcun nesso pertinente. Allo stesso tempo, però, numerosi votanti ritenevano che questa fosse l’opportunità per risolvere in un colpo solo due problemi urgenti. Messa di fronte alla scelta se bocciare la «forma» del progetto o accettarne il contenuto, gran parte dei votanti si è schierata a favore. Solo un numero ristretto dell’elettorato ha invece bocciato il progetto a causa di pure considerazioni di politica nazionale.

Attuazione della direttiva UE sulle armi: importante la posizione nei confronti dell’UE, ma non si è trattata di una questione cruciale sull’Europa

I favorevoli e i contrari erano divisi principalmente dalle rispettive posizioni discordanti in materia di aperturao chiusura della politica estera.Con ciò non vogliamo dire che l’argomento della protezione dalla violenza armata non abbia svolto un ruolo importante. Anzi, questo è stato il motivo principale sostenuto dachi ha votato «Sì», ancor più delleragioni legate alla questione Schengen o dei motivi inerenti all’UE. In linea di massima possiamo affermare che i votanti fermamente contrari alle armi erano al contempoanche a favore di una politica di apertura, ma non viceversa: la confortevole maggioranza è stata

raggiunta soprattutto grazie a chi non riteneva (assolutamente) fondamentale un inasprimento della legge ma non voleva mettere in pericolo gli accordi Schengen/Dublino.La votazione sulla direttiva UE sulle armi non è stata una tipica votazione concernente l’Europa, come mostrano i dati relativi all’importanza attribuitole da molti votanti. È stata infatti considerata notevolmente meno importante rispetto al progetto RFFA o all’iniziativa per l’autodeterminazione (2018). Questo basso interesse era anche legato alle conseguenze previste nel caso di una bocciatura: solo una minoranza di votanti era infatti convinta che, con un «No», la Svizzera sarebbe stata esclusa da Schengen/Dublino, mentre la maggiorparte dell’elettorato era abbastanza o molto sicura cheuna bocciatura non avrebbe comportato alcuna esclusione. Ciò spiega forse in parte la quota di partecipazione insolitamente bassa per una votazione concernente la politica europea.

Lo studio VOTO
Gli studi VOTO sono un progetto portato avanti congiuntamente da FORS, dal Centro per la democrazia (ZDA) di Aarau e dall’istituto di sondaggio LINK e possono contare sul finanziamento da parte della Cancelleria federale. Nell’autunno 2016 la Confederazione ha affidato al consorzio VOTO lo svolgimento del sondaggio, che ha sostituito le analisi VOX. 

Per questo studio sono stati intervistati telefonicamente 1519 avotanti selezionati casualmente. Il testo delle domande, le rilevazioni e l’analisi dei dati sono di competenza di VOTO. Tutti i rapporti, i questionari e i dati grezzi con informazioni supplementari sulla rilevazione sono accessibili gratuitamente a scopi scientifici all’indirizzo www.voto.swiss oppure nell’archivio FORS sotto forsbase.unil.ch.


Citazione delle fonti: Thomas Milic, Alessandro Feller e Daniel Kübler (2019). Risultati dello studio VOTO relativi alla votazione federale del 19 maggio 2019. ZDA, FORS, LINK: Aarau/Losanna/Lucerna.